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Una manciata di fiori di loto investì la principessa Nefer, già a bordo della Barca Reale. La ragazza li allontanò da sé.
“Perché non partecipi alla Festa?” domandò Thumosis, che era con lei.
Un lungo sospiro riempì la pausa che seguì; Nefer pareva titubante, ma ciò non fece che accrescere la curiosità del fratello.
“Uno strano sogno mi tiene compagnia da qualche tempo ed assorbe ogni mio pensiero.”
“Un sogno? – chiese, interessato, il fratello – I sogni sono importanti, ma come possono assorbire tutti i tuoi pensieri? Io so che le ragazze della tua età hanno la mente occupata da ben altre cose.” sorrise sornione.
“E tu come lo sai?” anche Nefer sorrise. Maliziosamente.
“E’ quello che sento dire da quando sono arrivato al Distretto di Guerra.”
“Forse prima era così. – confessò la ragazza scuotendo il capo, poi riprese, facendo attenzione a conservare l’equilibrio minacciato dalle onde che sciabordavano contro la chiglia della barca – Ora il Bizzarro Bes mi manda visioni senza neanche stendermi più sulle palpebre le benefiche Sabbie del Sonno e mi fa vedere cose che sono nella mente, così come vedo e tocco te.”
“Per le Sacre Vigne di Ammon! – sbottò il fratello – Davvero hai il dono della Vista-Sacra?”
“Un dono? – replicò lei – Io non so nulla di cose sacre.”
“Forse qualche Dea ti sta chiamando e per farsi sentire ti ha fatto il dono della Vista-Sacra e ti sta inviando visioni. – Nefer ebbe un sospiro assai eloquente e il fratello continuò – Non dovresti lamentarti di questo dono. Sono sicuro che qualche Dea protettrice delle ragazze voglia stendere la sua mano su di te e per farlo di invia delle visioni.”
“Credi davvero che sia la voce di una Dea Protettrice delle ragazze?”
“Sono sicuro di questo… Racconta. Racconta.” la incoraggiò Thutmosis e Nefer, finalmente, cominciò:
“Arrivano assieme a Bes, il Dispensatore delle Sabbie del Sonno… - una piccola pausa, poi - Bes, però, si prende gioco di Nefer e sulle palpebre non distende Benefiche Sabbie, ma ombre fluttuanti in cui si muovono strane creature. Sembrano uomini e donne come noi, ma non sono come noi e… non sono di questo mondo. Le loro vesti sono strane… più di quelle delle genti di Cnosso o Colchide, che pure sono assai diverse da quelle della gente di Tebe.”
Ancora una pausa: Nefer parlava piano, lo sguardo affamato di verità. Non di corsa, ma con pause ed interruzioni che rendevano il suo discorso chiaro e calzante al pensiero ed alle ansie che voleva esprimere e Tutmosis ascoltava interessato.
“Prosegui.” la incoraggiò.
“Non è gente come noi. – Nefer riprese il racconto – Quelli catturano il tempo e trattengono il sole.”
“Catturano il tempo? – sbalordì il fratello – Per la Sacra Bilancia di Osiride! Che cosa significa?”
“Io non so. Portano tutti al polso un bracciale che tiene imprigionato il Tempo e… e non è una clessidra, che lascia passare acqua o sabbia… Ed sugli occhi portano dischetti scuri che consentono di guardare il Sole senza che la luce li accechi.”
“Prodigioso!”
Thotmosis era davvero strabiliato.
“E i loro carri?... Se tu potessi vedere i carri che ho visto io!”
“Ho visto i carri di Hatty, dai rostri uncinati delle ruote e…”
“I carri che ho visto io – lo interruppe la sorella – strisciano sulla sabbia come pivieri sull’acqua, ma da soli e senza buoi… e tuonano come tori infuriati.”
“Oh…” fu il solo commento del ragazzo.
“Ho visto grosse aquile costruite con il Minerale- degli-Dei…”
”.. Minerale-degl-iDei? – Thumosis era sempre più sbalordito – Come i grandi Portali della città di Colchide?”
Minerale-degli-Dei, così era chiamato il ferro, ancora quasi sconosciuto in Egitto a quell’epoca..
“Parlami di loro.”
“Sono immense e si alzano nel cielo con la voce del tuono. Inghiottono nel loro ventre la gente e la rigurgitano quando tornano a terra, come fa la cicogna che nutre i piccoli e… e io, fratello mio, io sono in mezzo a queste cose e le vivo attraverso l’altra me-stessa.”
“Non capisco. Chi è l’altra te-stessa?”
“Proprio non lo so, ma il suo volto è uguale alla mia immagine riflessa nello specchio… simile a me, eppure diversa.”
“Oh… le vie che portano agli Dei sono misteriose…”
“Che cosa devo fare?”
“Forse la spiegazione a tutto questo è nascosta nell’Antro di Mertseger, Colei che protegge la Terra- che-mischia-gli-uomini.”
“Credi che le visioni vengano da Lei? Credi che la Grande Dea-Serpente mi stia chiamando?... – una pausa dettata da dubbi e timori – Credi davvero che Mertseger, la Dea dei Servitori della necropoli, stia chiamando me?... E perché non Nefrure o Sithator, che tutti dicono siano più docili ed obbedienti di Nefer?”
Thumosis si strinse nelle spalle, poi disse:
“Forse Mertseger non desidera una sacerdotessa docile e obbediente.”
“Ma io sono stata votata ad Hathor-la-Splendente, non a Mertseger-la-Misericordiosa.”
“Non sta a noi giudicare il volere degli Dei.”
“Cosa può volere da me Mertseger?”
“Forse Mertseger vuole che tu scenda nell’Antro dove Ella dimora e l’affronti. Forse vuole questo.”
“Ma io ho paura a scendere là sotto.”
“Se Lei davvero ti vuole, allontanerà la paura dal tuo spirito…” ma mentre parlava, sul volto del ragazzo passò un’ombra di tristezza: quelle visioni stavano ponendosi tra loro come un misterioso confine e tendevano ad allontanarli l’uno dall’altra.
(continua)
brano tratto dal libro "OSORKON - Il Guardiano della Soglia)
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