****************
S’interruppe nuovamente e sollevò il capo, come folgorata da un
improvviso pensiero.
“E’ così che il chery-webb, Sacerdote Lettore, - pensò a
voce alta – avrà recitato queste formule davanti alla tomba della principessa
Nefer il giorno del funerale?… E’ questa l’intonazione giusta? Solo se
pronunciate con la giusta voce, le formule avrebbero difeso il defunto dalla
disgregazione e dall’attacco di entità nemiche… Solo una vibrazione corretta
della voce avrebbe procurato un giusto impiego della formula… Osor! – il volto
della ragazza si distese in un sorriso dolcissimo – Ci saranno state formule
per richiamare anche lui? Osor è il Guardiano a difesa della tomba di Nefer…
Lei… lei poteva chiamarlo alla vita con delle formule magiche?… E se davvero ci
fosse, tra queste, la formula per richiamare Osor alla vita?”
Febbrilmente si pose alla ricerca di un indizio, una parola, una frase
indicativa e infine si fermò davanti ad un titolo:
“Formula per uscire dalla rete.”
Si trattava di un testo quasi incomprensibile, estremamente corrotto e
con parole sconnesse. Lo stesso, la ragazza cominciò a recitare:
“Io
sorgo nell’ora di vivere
con le interiora degli Dei
Io conosco il ramo
che gli appartiene: è il dito di
Sokar
Conosco
il palo: è la gamba di Nemu.
Conosco la punta: è la mano di
Isis…”
Isabella ebbe un gran sospiro.
“Uhhhhhh!… chissà cosa vorranno dire
queste parole… Chissà se avranno un senso… un significato. Mah! Domani…
continuerò a leggere domani. Ho proprio sonno e mi si chiudono gli occhi.”
Con uno sbadiglio raccolse i fogli e si preparò per la notte. Indossò un
leggero pigiama e si infilò tra le lenzuola; un ritornello, però, continuava a
martellarle nella mente e sulle labbra:
“…
io sorgo nell’ora di vivere
insorgo nell’ora di vivere
con le interiora degli Dei…”
Chiuse gli occhi, ma continuò a bisbigliare:
“Io sorgo nell’ora di
vivere… io sorgo…”
Simili ad anelli di fumo di incenso, le magiche parole parevano materializzarsi,
appena lasciate le labbra della ragazza; parevano alzarsi e restare in
sospensione nell’aria, per poi dilatarsi… più… sempre più… come una nuvola
invisibile.
“Io sorgo… io sorgo
nell’ora di vivere…”
Parvero allungarsi, infine ed allargarsi; muoversi come onde magnetiche,
come energia misteriosa ed inarrestabile… Tutta la stanza ne fu satura e…
ancora di più: l’essenza lasciò la stanza e fluì oltre la finestra aperta sulla città.
Ogni terrazzo, ogni vetta, ogni
pinnacolo ne fu lambito; palazzi, moschee, musei ne furono investiti…
arrivò al Museo delle Antichità.
Qui, penetrò l’oscurità delle sale, raggiunse e sfiorò statue e mummie,
naos e sarcofagi, ed infine avvolse la statua del Guardiano della tomba della
principessa Nefer.
“Io sorgo nell’ora di vivere…"
Gli occhi di Osor, il simulacro di legno, di colpo si spalancarono. Nel
suo sguardo di pasta vitrea comparve un lampo: di vita e consapevolezza di
esistere.
Il legno che imprigionava la forza vitale era sempre intorno
a lui, come uno scudo protettivo ed incorruttibile, ma la giusta
voce era tornata ad attraversarlo per richiamarlo
alla vita e lui, magica creatura, era pronto a rispondere
al comando contenuto nella formula del Risveglio
alla Vita.
“Mia dolce signora, Divina Nefer, sei tu che mi chiami?”
Le sue labbra si mossero, ma le parole rimasero ancora dentro di lui,
prigioniere del legno.
Non ebbe alcuna risposta, ma il comando si ripeté, perentorio ed
imperioso, dentro di lui. Gli ordinava di “sorgere alla vita” e di “vivere” e
di liberarsi del legno che lo tratteneva.
“Io sorgo nell’ora di vivere.”
Il petto gli si allargò in un profondo respiro cui seguirono echi
prolungate di scricchiolii di legno,
poi la voce lasciò la materia inerte e uscì fuori:
“Io sorgo nell’ora di vivere…”
Seguì un secondo, prolungato respiro: l’incantesimo che lo teneva
prigioniero nel legno s’era rotto, infine.
“Io vivo, mia dolce signora… io vengo… io vengo…” disse, con quella sua
voce gutturale e cavernosa che pareva provenire da profondità arcane e
abissali.
La materia inerte e dura si ammorbidì; ogni atomo, ogni molecola del
legno vibrò di vita.
La prodigiosa creatura si erse su tutta la persona, si sgranchì le membra e distese i muscoli ancora
appesantiti e tesi: quella magica aureola luminosa che guizzava intorno alla
sua figura, come lingue di fuoco, andò lentamente impallidendo. Le proporzioni
del fisico erano straordinarie e l’aspetto terribile: alto quasi due metri,
erano due metri di potenti muscoli armoniosamente distribuiti e guizzanti sotto
una pelle bruno dorata.
Pareva un Titano.
I fianchi erano stretti in un gonnellino di pelle e un cordino della
stessa pelle gli tratteneva la folta, scura capigliatura; il volto era di una
bellezza straordinaria.
Si chinò sul sarcofago della principessa Nefer.
“Mi hai chiamato, mia signora?”
Ma il richiamo non veniva da quella bara ed egli si voltò e le dette le
spalle.
“Vengo… vengo, mia signora.” ripeté ed a lunghi passi attraversò la
galleria immersa nel buio e si diresse verso l’uscita.
(continua)brano tratto da OSORKON - Il Guardiano della Soglia
su AMAZON
Nessun commento:
Posta un commento