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Ogni cosa
intorno andò sfocando e quando la nebbia si dissolse, si ritrovò in
quell’”altro mondo”, nei panni della principessa Nefer ferita e sanguinante.
Nessuno
degli amici pareva essersi accorto di lei e della sua ferita; gli sguardi di
tutti erano concentrati sulla figura del Sacerdote di Bes, Osor, chino al suolo
sopra un mucchietto di terra.
Anche
Nefer aveva lo sguardo fisso su di lui. Un ginocchio per terra, l’altro
appoggiato ad una bassa sporgenza il giovane prete della più misteriosa
Divinità della necropoli di Tebe stava bagnando la sabbia con l’acqua del
piccolo otre di pelle che portava sempre legato in vita.
Con gesti
rapidi e precisi le dette volume e consistenza e quando il mucchietto informe
ebbe preso la sagoma di un leone di sette o otto pollici, Osor lo irrorò con le
ultime gocce dell’otre.
A questo
punto, intonò una cantilena struggente, modulata e dolce: la giusta-voce
che solo un chery-webb, sacerdote esorcista di grado elevato, conosceva
ed era capace di impostare.
Nefer
guardava in silenzio e l’orecchio seguiva frastornato i suoni
incomprensibili delle He-Kau, le Sacre Parole dell’incantesimo:
il deserto, le rocce e il cielo, parevano rinviarne i suoni e gli accenti
misteriosi
La piccola
sagoma di sabbia cominciò ad oscillare; i granelli vibrarono, si mossero, poi
si unirono in una massa compatta ed omogenea. Una miriade di piccole scintille,
che parevano prendere vita direttamente dall’aria e dal riverbero rovente del
suolo, formarono un’aureola che circondò il piccolo simulacro di leone e colui
che l’aveva creato.
Quando
Osor ebbe pronunciato l’ultima parola, un leone dalle straordinarie proporzioni
fisiche, palpitante di vita, balzò fuori dall’alone di luce trasparente.
Un
potente, terrificante ruggito riempì l’aria e raggelò il sangue nelle vene; i
soldati smisero di tirar frecce e fuggirono spaventati.
“Che
prodigio è mai questo?”
“Via… via!
Scappiamo!” gridavano.
IL gruppo
di amici arretrò sparpagliandosi; il principe Xanto appariva il più turbato:
“La tua
magia, amico Osor, supera di gran lunga quella di ogni altro mago!” continuava
a ripetere.
“Neppure
il mago Vebaoner, avrebbe potuto reggere il tuo confronto, amico mio.” assentì
il principe Thutmosis con il tono di chi si sente fortunato.
“E neppure
l’ebreo Mosè, che guidò la rivolta di alcune tribù del popolo degli Ibrihim
contro il nostro beneamato Faraone, fece mai tanto.” gli fece eco la voce del
giovane Amenemhat, allievo di Thot.
“Non
conosco questo Mosè. – confessò il principe troiano – Era un guerriero del
Popolo di Mare?”
“No! –
interloquì Ankheren – Al cospetto di Meremptha, nostro beneamato Signore, Amato
di Ptha, il potente mago Mosè voleva mettere in mostra la potenza del suo Dio
trasformando in serpente il suo bastone e facendogli divorare quelli in cui
i maghi d’Egitto avevano trasformato i propri, ma… quel magico serpente
svanì come nebbia al sole quando lui – l’allievo di Ptha indicò il prodigioso
prete di Bes – lo toccò con l’indice della sua mano destra.”
Il rumore di cavalli in arrivo, mentre Enen minacciava i soldati in fuga, attirò l’attenzione del ragazzo.
Il rumore di cavalli in arrivo, mentre Enen minacciava i soldati in fuga, attirò l’attenzione del ragazzo.
“Sentite?
– disse - Zoccoli di cavalli. Deve essere il principe Sekenze.”
Enen,
intanto, continuava ad urla ed inveire:
“Tornate
indietro, stupide donnette… Non fuggite come gazzelle impaurite… E’ solo un
trucco!… E’ solamente un trucco…”
(continua)
brano tratto dal libro OSORKON - Il Sigillo del Faraone
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