Il Faraone era un Sovrano diverso da tutti gli altri e diversa era anche la sua vita.
A differenza delle altre civiltà dell'età del bronzo le quali si svilupparono in una serie di città-stato rivali tra loro, l'Egitto manifestò subito una tendenza verso una unità nazionale personificata nella figura del suo Dio-Re al cui modello umano finirono per uniformarsi, gradatamente, tutte le altre Divinità.
La figura del Dio-Re, concreta e tangibile, riusciva a soddisfare le esigenze di un popolo che possedeva di Dio un'immagine reale. L'intero Paese prendeva parte alla "creazione" de suo Re-Dio fin dalla sua Incoronazione, una Cerimonia a cui partecipavano tutti gli Dei ed in cui egli riceveva le varie Corone: la Corona Rossa del Basso Egitto, la Corona Bianca dell'Alto Egitto, ma anche il Casco Blu da combattimento o la Corona Atef, ecc... tutte oggetto di culto.
La concezione di Sovrano quale Dio-Incarnato faceva di lui la personificazione della Ma'at, vocabolo che tradotto vuol dire "Rettitudine" "Giustizia" "Verità", cosicché, con la sua Incarnazione, il Sovrano diventava il garante della Giustizia e dell'Ordine Precostituito delle cose. Con lui si apriva una nuova era.
Ad ogni cambiamento di Re, l'intero universo veniva ricreato secondo lo schema originario: la Ma'at, infatti, poggiava sulla tradizione degli eventi avvenuti in passato ed ai quali, nelle sue azioni, il Re doveva uniformarsi. La Regalità, infatti, era immortale e non riferita alla persona fisica, bensì al concetto che rappresentava.
Il Faraone che appariva per la prima volta al suo popolo era paragonato al Sole, ma ciò che si celebrava attraverso la Cerimonia di Incoronazione non era la persona, non era l'uomo, ma l'istituzione e il principio che incarnava e cioé la Regalità-Divina.
Al suo cospetto, così come al cospetto di ogni altra Divinità, ci si presentava con le dovute precauzioni perché l'influenza e l'influsso che emanavano dalla sua persona erano quelle di un Dio, capaci di folgorare e incenerire.
Per questo il Faraone era diverso da ogni altro Sovrano; egli non poteva comportarsi secondo la propria volontà, ma doveva render conto al suo popolo ed agli Dei di cui era l' Incarnazione ed all'universo di cui era il garante.
La regolamentazione delle sue attività e della sua condotta erano assai rigide e come disse Diodoro: "... egli aveva un tempo fissato non solo per quando doveva tenere udienze. rendere giustizia, ma anche per quando doveva passeggiare, fare il bagno o dormire con la consorte. In una parola, per ogni attività." Ogni suo atto, pubblico o privato, era determinato da Leggi prescritte e non da volontà propria. A servirlo, inoltre, non erano servi o schiavi comuni, ma personale giovane e qualificato appartenente alle più nobili famiglie.
La vita di un Faraone, pertanto, non era semplice e non sempre piacevole, come per certi sovrani di altre epoche o Paesi, ma piuttosto gravosa e pesante. Cominciava fin dal mattino un complicato rituale che andava dal risveglio alla cura della persona e alla scelta dell'abbigliamento: dalla parrucca ai sandali.
Uno dei titoli più ambiti era quello di "Portatore dei Sandali del Re".
Gli impegni quotidiani erano molteplici: doveva concedere udienze, praticare il culto, esercitare la giustizia... il sacro e il quotidiano, dunque, erano legati indissolubilmente nella sua persona di Uomo-Dio.
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